La portata del problema della plastica
Il mondo produce un incredibile 450 megatonnellate di plastica ogni anno, ma solo il 10% di questa viene riciclata. Il resto finisce spesso in discariche, oceani o viene incenerito all’aria aperta, contribuendo ad una crisi ambientale in continua crescita. Secondo Science Media Centre, questo compito monumentale di gestione dei rifiuti di plastica non è equamente condiviso, con alcune comunità che sopportano oneri molto maggiori rispetto ad altre.
Discordia al tavolo delle negoziazioni
Le speranze erano alte quando i negoziatori si sono riuniti a Ginevra, specialmente tra paesi come la Nuova Zelanda e diverse isole del Pacifico che fanno parte della “coalizione ad alta ambizione”. Queste nazioni hanno sostenuto la necessità di limitare la produzione di plastica direttamente alla fonte. Al contrario, i paesi produttori di petrolio hanno spinto affinché l’attenzione fosse concentrata sulla pulizia dei rifiuti di plastica piuttosto che sulla restrizione della produzione. Questa divisione ha portato a uno stallo, bloccando nuovamente i progressi.
Un fulcro ad alto rischio
“Questa negoziazione richiede un equilibrio delicato tra la protezione ambientale e l’evitare una regolamentazione eccessiva, che potrebbe turbare vari stakeholder,” afferma il professor Oliver Jones dell’Università RMIT, in Australia. Le complessità di queste discussioni evidenziano la complessa interazione tra gli interessi globali e le esigenze ambientali.
La scienza prende il comando
Trisia Farrelly, rappresentante della Coalizione degli Scienziati per un Trattato Efficace sulla Plastica, ha sottolineato la natura internazionale del problema della plastica, indicando paesi come la Nuova Zelanda, che lottano per gestire il flusso di plastica che ricevono. Il ruolo degli scienziati in queste negoziazioni sottolinea la necessità di un trattato che rifletta la portata globale della sfida.
Un futuro precario
Dopo che una bozza di trattato di consenso è stata rifiutata da 80 nazioni ad alta ambizione perché inefficace, i colloqui si sono bloccati. La Nuova Zelanda e altri paesi della coalizione potrebbero redigere il proprio accordo, bypassando potenzialmente il processo dell’ONU del tutto. Questa mossa potrebbe emergere come una soluzione necessaria, sebbene imperfetta, allo stallo.
Implicazioni legali e ambientali
Il dottor Nathan Cooper dell’Università di Waikato sottolinea che l’assenza di un trattato universale potrebbe approfondire le disparità commerciali internazionali e i divari di impegno governativo. Nonostante ciò, le leggi internazionali esistenti già obbligano gli stati a mitigare l’inquinamento da plastica, fondando l’urgenza di soluzioni collaborative. “Le negoziazioni possono essere bloccate, ma la necessità di agire non lo è,” afferma il dottor Cooper.
Mentre i leader si preparano per ulteriori dialoghi, la necessità pressante di cooperazione e comprensione oltre i confini è più cruciale che mai. Questi eventi in corso sono un chiaro promemoria delle complessità nel trovare un terreno comune in un mondo che affronta sfide ambientali sempre più pressanti.