HARRISBURG, Pa. (AP) — Nell’era digitale, i data center emergono sia come giganti che come villain, gettando un’ombra sull’aumento dei costi dell’elettricità. Poiché questi enormi data center, gestiti da colossi tecnologici come Microsoft, Google, Amazon e Meta, richiedono più energia di intere città come Pittsburgh o New Orleans, gli stati si trovano su un fragile precipizio. La domanda è: come bilanciamo le esigenze energetiche di pochi con la pressione economica su milioni?

Crisi Imminente

Da tempo i legislatori sono consapevoli delle crescenti pressioni sulle reti elettriche. Come lamenta Charlotte Shuff dell’Oregon Citizens’ Utility Board, c’è “un’enorme protesta” da parte dei consumatori per l’aumento delle bollette. Eppure, nessuno stato sembra avere una soluzione efficace a portata di mano.

Secondo Ari Peskoe dell’Università di Harvard, l’infrastruttura costruita per questi data center affamati di energia non si allinea con i modelli tradizionali, dove i costi sono distribuiti proporzionalmente all’uso. “Alcune delle ipotesi fondamentali dietro tutto ciò si rompono,” afferma, alludendo alla complessità e all’urgenza del dilemma.

Gli Stati Iniziano ad Agire

Stati come Pennsylvania, Oregon e New Jersey stanno intensificando i loro sforzi. C’è una spinta collettiva per garantire che i data center sopportino una giusta parte dei costi. L’Oregon, ad esempio, ha recentemente promulgato una legislazione mirata a stabilire tariffe energetiche più elevate per questi centri.

Nonostante gli sforzi, l’efficacia di queste misure rimane incerta. Con le utility che offrono “offerte speciali” per attrarre questi giganti tecnologici, sembra che la bilancia penda a favore del Big Tech, lasciando i normali pagatori di tasse in difficoltà. Come affermato in The Albertan, ciò ha suscitato preoccupazioni sul fatto che i normali contribuenti stiano sovvenzionando la crescita delle domande energetiche guidate dalla tecnologia.

Calcolare i Costi

Tricia Pridemore, della Commissione per i Servizi Pubblici della Georgia, afferma che un approvvigionamento ridotto e costi infrastrutturali elevati sono i colpevoli. Eppure, i dati raccontano una storia diversa: la ricerca di Monitoring Analytics attribuisce il 70% dell’aumento dei costi energetici dell’anno scorso nel mid-Atlantic ai data center. Gli stati si stanno arrovellando su se l’espansione rapida del Big Tech giustifichi questo fardello sui consumatori medi.

Trovare un Equilibrio

In luoghi come l’Indiana, gli accordi cercano di pacificare i consumatori e le aziende tecnologiche, garantendo una qualche forma di protezione per il consumatore medio. Tuttavia, le sfide persistono. In un rapporto del Programma di Diritto Ambientale ed Energetico di Harvard University, emergono domande sul fatto che i regolatori mirino davvero a proteggere i pagatori o siano influenzati dal fascino dei grandi attori economici.

Gli sforzi per sviluppare strutture tariffarie più eque continuano, ma come evidenziato dal presidente delle utility della Pennsylvania, Stephen DeFrank, le vere sfide risiedono nell’atto di bilanciare l’aggiornamento della trasmissione senza gravare sul pubblico.

Questo scontro all’incrocio tra tecnologia e politica pubblica invita a un dialogo urgente. Gli stati riusciranno a riconciliare la domanda concorrente di energia a basso costo e l’avanzamento tecnologico, o i consumatori finiranno per sostenere una bolletta in costante aumento?