La travagliata storia di Susiya

Dietro l’apparente scintillio e glamour cinematografico, il regista Hamdan Ballal potrebbe aver sognato un cambiamento dopo la vittoria all’Oscar, ma la realtà a casa nel villaggio di Susiya, in Cisgiordania, racconta una storia più oscura. Mesi dopo il suo trionfo celebrato con “No Other Land”, si dispiega una cupa narrativa di violenze continue da parte dei coloni israeliani.

Storia di violenze: una comunità sotto assedio

Susiya, parte del gruppo travagliato di Masafer Yatta, ha sopportato traumi inflitti dai vicini coloni israeliani. Famiglie come gli Sharitah hanno affrontato notti orribili mentre le loro case andavano a fuoco, solo per emergere il giorno successivo per valutare le conseguenze angoscianti. Secondo The Progressive, le segnalazioni di aggressioni fisiche e distruzione sono eventi quotidiani.

L’aggrovigliata esperienza di Ballal

Per lo stesso Ballal, i riflettori dell’Oscar sono stati affievoliti da un’aggressione inaspettata. Il suo attacco a marzo fuori casa ha reso evidente la minaccia perpetua che i residenti affrontano, mentre l’attenzione dei media si riversava fugacemente sul villaggio. Eppure, mentre i mesi passavano, i titoli promettenti scomparivano anche se l’aggressione dei coloni si intensificava.

L’occhio globale che svanisce

L’attivista Josh Kimmelman, presente a Susiya durante gli attacchi di marzo, ha lamentato il calo dell’attenzione mediatica dopo il clamore degli Oscar. Con la copertura internazionale sempre più dissipata, voci come quella di Anna Lipman ci ricordano ulteriormente le vittorie vuote di un’attenzione temporanea. “Il mondo ha guardato ma si è rapidamente distolto”, dice, sottolineando il netto divario tra riconoscimento globale e sicurezza locale.

Necessità di una pressione rinnovata

Nonostante il silenzio dei media e l’interesse globale in calo, gli abitanti di Susiya si rifiutano di abbandonare la speranza. Storicamente, la pressione internazionale ha trionfato là dove i decreti ufficiali minacciavano di annientare le loro case. Sebbene le opinioni differiscano, con lo scetticismo di Ballal che contrasta con l’ottimismo di Nasser Nawaja, il loro desiderio condiviso di cambiamento arde vividamente.

Lo spirito indomito di Susiya

Mentre gli abitanti ricordano le vittorie passate contro l’obliterazione sociale, il loro appello risuona affinché i riflettori si accendano ancora una volta, sperando che il mondo ascolti la loro chiamata prima che sia troppo tardi. La “casa degli Oscar” di Ballal rimane un simbolo, eloquente ma fragile, sia di successo artistico che di un urgente grido di pace e giustizia.

La saga di Hamdan Ballal e del villaggio di Susiya continua, testimoniando la resilienza di fronte alle avversità, dove i sogni cinematografici si scontrano con le urgenti richieste delle lotte della vita reale.